mercoledì 7 maggio 2008

Visco: i dati sono andati ...

Pubblicare o non pubblicare i redditi dei contribuenti ? Questo è il problema !

La legge attuale (art. 69 del D.P.R. 600/1973), prevede che i dati delle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti siano resi pubblici, ed è certamente una legge condivisa da tutti i partiti: se non lo fosse, mi chiedo come mai i governi che si sono succeduti in questi 35 anni non l'abbiano cambiata.

La disponibilità "pubblica" di questi dati è un fatto di civiltà e consente una sorta di controllo sociale. Se ad esempio il nostro dentista gira in un'auto supersportiva ma dichiara 30.000 euro/anno, qualcosa non torna.

Trovo ingiustificata ed eccessiva la reazione di Beppe Grillo. Oltre tutto, a ben guardare, non c'è nulla di male se il comico nel 2005 ha guadagnato 4,2 milioni di euro: non va certo condannato per questo, anzi ! Va considerato un "benemerito", dato che ha contribuito a finanziare la collettività con le tasse che ha pagato.

Piuttosto bisognerebbe capire come mai un illustrissimo imprenditore multimiliardario ne abbia guadagnati molti di meno ...

Anche l'argomentazione che tali dati potrebbero essere usati dalla malavita, è certamente strumentale: un malintenzionato non ha difficoltà ad individuare le proprie vittime, ad es. tramite l'osservazione diretta dello stile di vita. E poi, a voler essere maliziosi, forse i delinquenti più esperti considererebbero inattendibili quei dati...

Ciò nonostante, Visco ed i suoi hanno certamente sbagliato sia nei tempi che nei modi.

Per quanto riguarda i tempi, per un governo uscente che ha perso le elezioni proprio sul tema delle tasse, un provvedimento del genere in pieno "recupero" appare certamente sospetto ai suoi detrattori ("la vendetta di Visco") e quantomeno inopportuno persino ai suoi sostenitori.

Per quanto riguarda i modi, anche senza forzare una identificazione di coloro che richiedevano i dati, si doveva almeno impedire lo scaricamento "massivo" degli interi elenchi, con tecniche largamente in uso su Internet come il "CAPTCHA".

La diffusione "massiva" di dati personali (in questo caso si tratta di nome, cognome, data di nascita, comune di residenza e reddito) è una piaga che può portare a vari tipi di conseguenze che vanno dallo spam al phishing, e persino al furto di identità.

Bersani a Ballarò (6/5/2008) ha detto che bisogna aggiornarsi ai nuovi media ed alle nuove tecnologie: speriamo che all'Agenzia delle Entrate facciano tesoro del suo consiglio...

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